Padre Nazareno dell’Addolorata

PADRE NAZARENO DELL’ADDOLORATA – UN ASCETA POCO NOTO

Fra i tanti religiosi della nostra comunità ce ne sono alcuni poco conosciuti, che hanno condotto una vita altamente riservata, arrivando quasi a recidere il legame che li univa alla famiglia d’origine. Questo non per conflittualità, ma semplicemente perché guidati dalla vocazione e ligi al proprio credo. Fra questi rientra un sacerdote, sconosciuto ai più, degno di particolare menzione per i tanti meriti acquisiti, tenuti sempre nascosti. Si tratta del Passionista Padre Nazareno dell’Addolorata, al secolo Venanzio Marchionni, nato a Cese nel 1894 come ultimo dei 10 figli di Enrico e Costanza Petracca.  La riservatezza del sacerdote ha precluso anche la conoscenza e divulgazione della sua caritatevole bontà. Solo in seguito sono trapelate alcune notizie sulle sue virtù, sulle inclinazioni e sui fatti straordinari che lo hanno visto protagonista.

Alcuni dati biografici

P. Nazareno dell’Addolorata nacque il 16 novembre 1894 a Cese di Avezzano (Aquila) da Enrico Marchionni e Costanza Petracca e al battesimo fu chiamato Venanzio. Molto presto sentì la chiamata allo stato religioso e scelse i Passionisti. Dovette soffrire prima di entrare. Gli stessi familiari lo scoraggiavano, ma Venanzio, dal carattere volitivo e deciso, rispondeva: “Io devo seguire la voce di Dio, dovessi andare anche al martirio!”. Entrò nel noviziato di Paliano (FR) il 6 luglio 1909 e prese il nome di Confratel Nazareno dell’Addolorata. Anche qui un’altra prova inaspettata. I superiori trovarono nella sua costituzione fragile un impedimento per seguire la vita austera di passionista e lo rispedirono in famiglia. Venanzio restò costernato, ma non si abbatté. Tornò a bussare al noviziato, supplicò, pianse, chiese di essere riammesso. I superiori, commossi di fronte ad una volontà così decisa, lo inviarono nella Scuola Apostolica di Carsoli (AQ) per rimettersi in salute e poi nel convento di Airola (BN), dove il 17 novembre 1910 emise la professione religiosa. Negli anni della sua formazione, oltre la fedeltà all’osservanza regolare e l’amore alla preghiera e allo studio, si distinse per una devozione singolare alla Madonna, manifestata in svariati modi. Nel 1916 – durante la 1ª guerra mondiale – è a Roma nella casa generalizia dei Santi Giovanni e Paolo, dove nel 1918 viene consacrato sacerdote dal vescovo passionista Mons. Camillo Moreschini. Dal 1919 al 1924 riceve l’incarico di Direttore e Professore dello studio internazionale degli studenti passionisti. Lo stesso ufficio eserciterà a Napoli, dove viene trasferito nel 1924. Nel 1934 viene designato Rettore della casa provinciale di Napoli e nel 1937 è eletto Superiore Provinciale dei passionisti della Provincia dell’Addolorata. Nella cronaca del ritiro di S. Gabriele Arcangelo di Airola si legge: “In detta assemblea fu eletto Preposito Provinciale il Molto Rev.do P. Nazareno della V. Addolorata, anima candida, retta e piena di carità; e che riluttando, accettò la carica impostagli per manifesto volere di Dio”.

Viene ancora annotato: “Il giorno 18 ottobre 1937 il neoeletto Molto Rev.do P. Provinciale, P. Nazareno dell’Addolorata, apportò un’onda di  gioia a questa comunità… Furono tre giorni di santo giubilo per questa comunità, poiché P. Nazareno seppe rallegrare tutti col suo sorriso e con i santi consigli che seppe dare, spronando tutti alla carità e alla perfezione religiosa…”. L’incarico come Provinciale di P. Nazareno durò 2 anni appena fino al 14 agosto 1939, quando, dopo di aver subito due operazioni chirurgiche, morì.

Come spiegare la morte prematura di P. Nazareno?

Il fatto ha del singolare e si capisce dai suoi scritti. P. Nazareno aveva fatto il voto di vittima sacrificale che rinnovava due volte al giorno e il Signore lo prese in parola. Visse il dono di vittima con malattie fisiche: l’asportazione di un rene, l’operazione ad un piede ed altre indicibili sofferenze. Il Padre meravigliò medici ed infermieri durante gli interventi chirurgici per la sua serenità e abbandono alla volontà di Dio.Gesù rivelò a Concetta Pantusa la morte di P. Nazareno: “Un giorno Gesù mi disse: - Vittima mia, per Direttore ti ho dato un Superiore maggiore, a te e suora Speranza. È un secondo S. Gabriele e presto verrà nel mio regno”. A questo annuncio la Serva di Dio supplicò: “Signore, mi avete fatto tante grazie contro i miei meriti, ma ora … non lasciatemi priva del mio Direttore. Fatemi questa grazia, niente vi chiedo, o Gesù, questa la voglio”. Gesù rispose: “Ancella cara, io sono tutto l’avvenire… Il tuo Direttore era destinato prima di essere Provinciale. Doveva volare al cielo quando ha avuto il suo martirio (le due operazioni), ma appunto per te l’ho lasciato. Il suo soffrire mi è tanto caro. Offriti anche tu, come si è offerto il tuo Direttore, tutta a me”. Il 25 agosto 1938, un anno prima della morte di P. Nazareno, la Madonna fa questa rivelazione alla mistica Concetta Pantusa:  “Alla sua morte (14 agosto 1939) gli farò una visita straordinaria. Tutti lo chiameranno beato e sarà grande santo”. Quest’annuncio trova conferma nella necrologia che descrive la morte invidiabile di P. Nazareno.

“Il 14 mattina, ad un tratto, come preso da una dolce estasi, cominciò ad esclamare:  - Oh eternità! … Oh eternità … quant’è bella l’eternità…Oh, la Croce! … Io voglio essere pervaso dalla luce della croce! … Maria, Maria!… - Si spense placidamente baciando il Crocifisso”.

Tratti salienti della sua spiritualità.

Il cammino spirituale di P. Nazareno è stato tutto un lavorio interiore fatto di preghiera, di offerta e di intensa mortificazione. Ha camminato sulle orme di S. Gabriele dell’Addolorata: viveva abitualmente unito a Gesù e al suo sacrificio per mezzo di Maria. Sappiamo che “ogni suo pensiero era rivolto al cielo”. Basta leggere alcuni propositi spirituali di P. Nazareno per rendersi conto del livello spirituale a cui mirava:

- “Mettere la prima e più grande diligenza nei doveri di pietà”.

- “Confessarmi più volte la settimana”.

- “Ogni mattina, prima della Santa Messa, domandare al Signore perdono di tutte le mancanze; rinnovare le promesse battesimali ed i voti religiosi, ringraziando il Signore di tali grazie”.

- “Nel pararmi per la Santa Messa invocare prima lo Spirito Santo che accresca nell’anima mia le virtù teologali, i doni e i frutti del Suo Spirito”.

- “Rimetterò sempre, quando non ho potuto farlo a suo tempo, la santa orazione. E quando non ho avuto tempo di rimetterla, la farò dopo il rosario, togliendo il tempo al sonno. Lo stesso farò per la lezione spirituale e per il santo rosario”.

 

Nella predicazione era avvincente, anche se per pochi anni ha potuto dedicarsi a questo ministero ed in modo saltuario comunicava la ricchezza della sua dedizione. “Nei piccoli ministeri di predicazione – troviamo scritto – vi riusciva egregiamente, specie per l’unzione di spirito che vi rivelava … Giunse a guadagnarsi in grado eccezionale le simpatie di quanti lo udivano”. Si rivelò esimio e apprezzato Direttore: “La sua figura di asceta – viene annotato – esercitava un fascino potente su coloro che lo avvicinavano, e furono senza numero le anime pie che ne ricevevano la direzione, specialmente fra i religiosi, le suore e l’aristocrazia napoletana” (Stefano Pompilio).

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Testo tratto da "Un'eco di note e di passi", di Osvaldo Cipollone.